Nonostante le difficoltà la Sardegna spagnola del Cinquecento e del Seicento continua a essere una terra ricca di cultura e letteratura. Lo testimonia la presenza di numerosi cultori delle lettere, delle arti, e l'interesse per la storia e la geografia.
I nomi sono quelli di Sigismondo Arquer, Roderigo Hunno Baeza, Montserrat Rossellò, Giovanni Francesco Fara, Giovanni Arca, Proto Arca Sardo, Gian Tommaso Porcell, Francesco Bellit, Antioco Brondo, Antonio Lo Frasso, Pietro Delitala, Angelo Simone Figo, Girolamo Vidini, Pier Michele Giagaraccio, Gavino Sussarello, Gavino Suner, e, massima espressione letteraria, Gerolamo Araolla. Si distinsero inoltre Salvatore Vidal, Jorge Aleo, José Delitala Castelvì e José Zatrilla y Vico. Questi uomini di cultura hanno in comune molti tratti, fra cui l'uso di diverse lingue per scrivere le loro opere. Il carattere plurilingue della cultura sarda si mantiene intatto anche in questi anni difficili dominati dall'ispanismo.
Il secolo XVII si apre con una situazione dell'isola che si fa sempre più difficile fino a precipitare negli ultimi decenni del secolo in una crisi politica senza precedenti. Nel quadro generale tramonta l'uso del catalano a favore del castigliano che diventa veicolo importante dell'importazione di stili, modelli e abitudini della cultura spagnola nell'isola. Diminuiscono i tentativi di valorizzare il sardo, sebbene il suo utilizzo continui a essere prevalente negli scritti di carattere religioso destinati alle classi popolari.
Particolarmente integrato nella cultura spagnola fu il poeta barocco Giuseppe (o José) Delitala y Castelvì, che nasce a Cagliari nel 1627 e vi muore nel 1703. Discendente da una delle famiglie più potenti dell'aristocrazia isolana, all'età diquindici anni lascia la Sardegna e inizia il servizio militare in Spagna raggiungendo il grado di colonello. Viene nominato amministratore della Tanca Regia, votata all'allevamento equino di alto livello, poi governatore del Capo di Cagliari e di Gallura e, per un breve periodo, viceré reggente nell'interregno trai viceré Fuensalido e Monteleone. È un buon conoscitore della cultura e letteratura spagnola e, in particolare, di Quevedo per il quale nutre una sconfinata ammirazione. Con la sua opera "Cima del monte Parnaso espaňol con la tres musas castellanas, Calliope, Urania y Euterpe...", pubblicata a Cagliari nel 1627), mette in atto il neanche tanto segreto proponimento di completare e proseguire l'opera dello stesso Quevedo. L'uscita quasi contemporanea a Madrid di un'opera simile annulla l'interesse che la sua opera avrebbe potuto suscitare nel mondo letterario iberico.Delitala Castelvì, buon verseggiatore e padrone della lingua castigliana, è considerato un poeta meritevole di essere ancora letto. Ama particolarmente i temi della cultura barocca che andavano per la maggiore in quel periodo. Abbastanza conosciuta è la sua composizione "Montaňas de Cerdena" dove dimostra di essere un notevole poeta sardo in lingua castigliana.
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