In Sardegna, lingua e territorio non coincidono: oltre a "sa limba" propriamente detta sono presenti infatti altre varietà e parlate di origine alloglotta quali il catalano di Alghero, il gallurese e il sassarese (che sono considerate varietà-ponte con il corso) e il tabarchino, dialetto di origine genovese parlato a Carloforte dai discendenti di coloni liguri provenienti dall'isola di Tabarca (Tunisia).
All'interno della lingua sarda si distinguono numerose varianti e pronunce sulle quali i linguisti e gli storici dei fenomeni linguistici da tempo cercano di mettere ordine. L'orientamento prevalente dei linguisti è quello di individuare due macro-aree di dialetti, una centro-settentrionale (o logudorese) e l'altra meridionale (o campidanese) che si suddividono a loro volta (a seconda della scuola di studi) in diverse aree sottostanti (come quella barbaricina e quella "di confine" arborense).
In realtà ogni paese parla la sua variante locale. Da tempo politici e studiosi cercano l'accordo per stabilire quale sia la forma scritta ufficiale per il sardo. È di pochi mesi fa la proposta della Regione per una Limba Sarda Comuna, redatta da una commissione di esperti.
L'amministrazione regionale ha, dal 18 aprile 2006, una propria lingua sarda. Una varietà parlata nelle aree centrali, con aperture al logudorese e al campidanese, che sarà usata dalla Regione in alcuni suoi atti. Chiunque può scrivere all'amministrazione nella propria varietà.La delibera della giunta scaturisce dal lungo lavoro di commissioni istituite al fine di individuare delle norme di riferimento, da utilizzarsi in via sperimentale per l'uso scritto di alcuni atti dell'Amministrazione regionale e per la traduzione di norme e documenti particolarmente importanti come lo Statuto sardo e la legge regionale 26 del 1997.Dette norme linguistiche di riferimento hanno carattere sperimentale ma consentono ugualmente di avviare un processo graduale mirante all'elaborazione di una Limba Sarda Comuna. Nella delibera della giunta, si sottolinea che essa avrà "le caratteristiche di una varietà linguistica naturale che costituisca un punto di mediazione tra le parlate più comuni e diffuse e aperta ad alcune integrazioni volte a valorizzare la distintività del sardo e ad assicurare un carattere di sovramunicipalità e la semplicità del codice linguistico''.La Limba Sarda Comuna intende dunque rappresentare una "lingua bandiera", uno strumento per potenziare la nostra identità collettiva, nel rispetto della multiforme ricchezza delle varietà locali. Resta fermo, come previsto dall'articolo 8 della Legge 482 del 1999, "il valore legale esclusivo degli atti nel testo redatto in lingua italiana". La giunta ha deciso di intraprendere il processo verso la Limba Sarda Comuna con il concorso di contributi, opinioni, riscontri e verifiche adottando una soluzione iniziale in cui, insieme a una larga maggioranza di opzioni comuni a tutte le varietà, convivono, in alcuni casi, opzioni aperte e flessibili e che, proprio per la gradualià e la sperimentalità del percorso, a distanza di tempo e sulla base delle risultanze e delle necessarie esperienze, potrà essere integrata, modificata ed arricchita con gli opportuni aggiustamenti; di approfondire con ulteriori studi il lessico, la morfologia e un'ortografia comune a più varietà. Consulta i documenti:Norme linguistiche di riferimento a carattere sperimentale per la lingua scritta dell'Amministrazione regionale
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