I giudici sono i locali rappresentanti dell'imperatore bizantino, che nel X secolo si emancipano e creano i quattro regni indipendenti. Per legittimare il proprio potere, hanno bisogno da un lato di ribadire con le iscrizioni greche la loro discendenza dall'autorità suprema di Costantinopoli, dall'altro della protezione papale contro i poteri d'Occidente.
Per questo, dopo lo scisma d'Oriente del 1054, mettono in atto una politica di donazioni di chiese a favore degli ordini monastici benedettini più vicini al papato. Nel 1065 hanno luogo le prime donazioni a favore dei Cassinesi, cui seguono nel corso dell'XI e del XII secolo quelle ai Vittorini, ai Camaldolesi, ai Vallombrosani, ai Cistercensi, che costruiscono o ricostruiscono le chiese. Parallelamente è in atto un grande sforzo di ristrutturazione del tessuto ecclesiastico diocesano, con la fabbrica delle cattedrali.
Le leggende di fondazione, giunte a noi nella redazione del XIII secolo, parlano di tutto questo e trattengono memoria di fatti storici concreti, per quanto trasfigurati dalla leggenda. Dopo la metà dell'XI secolo Comita giudice di Torres, miracolosamente liberato dalla lebbra, erige ad adempimento votivo la grandiosa basilica di San Gavino di Porto Torres, servendosi di maestranze pisane. Nello stesso tempo la sorella Giorgia intraprende la costruzione del castello di Ardara e della cappella palatina di Nostra Signora del Regno, consacrata nel 1107.
Agli inizi del XII secolo il giudice Costantino e la moglie Marcusa, non riuscendo ad avere eredi, fanno voto di costruire a Saccargia un monastero in onore della Vergine e della Santissima Trinità, che risulta fra i possessi camaldolesi nel 1112 ed è fra i monumenti più spettacolari e conosciuti della Sardegna romanica.
Ma Pisa non è l'unico luogo di provenienza delle maestranze cui si deve la prima fioritura dell'architettura romanica in Sardegna. Chiamati dai giudici o dai vescovi, arrivarono anche costruttori lucchesi, la cui impronta è evidente nella chiesa di San Giovanni di Viddalba (XI secolo). Al seguito dei Vittorini giunsero nell'isola anche gli architetti che diedero alle chiese di San Saturnino di Cagliari o di Sant'Efisio di Nora le forme architettoniche tipiche del primo romanico sviluppatosi nell'ampio arco mediterraneo dalla Catalogna alla Provenza.
Pisane restano comunque le maestranze responsabili della massima parte dei grandi cantieri edilizi sardi fra la metà dell'XI e la metà del XII secolo: oltre a San Gavino di Porto Torres e a Santa Maria del Regno di Ardara, assumono speciale rilevanza le cattedrali di Santa Giusta, San Simplicio di Olbia e Sant'Antioco di Bisarcio, oltre all'abbazia di Santa Maria di Bonarcado, consacrata entro il 1147.
Questa prima architettura romanica in Sardegna si caratterizza per l'audacia dei progetti edilizi, sviluppati su grande scala dimensionale, per la sicurezza e l'abilità tecnica nella fabbrica interamente in pietra, per la preferenza accordata alla sobrietà strutturale e per la scarsa propensione alla decorazione.
Si tratta di autentici capolavori d'arte, che intrattengono con la storia e con la natura dell'isola un rapporto secolare, profondo e significativo, da comprendere appieno per essere in grado di tutelarlo contro restauri maldestri o altre aggressioni da parte della contemporaneità.
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