Il sardo presenta un'evoluzione diversa e caratteristica del vocalismo tonico latino, dal momento che vi si registra costantemente la confluenza in un esito unificato delle vocali brevi con le lunghe corrispondenti.
Così, dal lat. bĕne si ha in sardo bène, da acētu(m) si ha akétu e da pĭlu(m) si ha pílu. In sostanza, la caratteristica essenziale del vocalismo sardoromanzo è il mantenimento dei timbri originari del latino dopo la perdita della quantità (si considerino soprattutto i casi esemplificati da pílu, a fronte dell'ital. pélo, e da búkka, a fronte dellital. bócca), fatto che normalmente viene interpretato nei termini di conservazione di un tratto arcaico della madrelingua. Il fenomeno appena descritto, per il quale il timbro della vocale tonica è condizionato da quello delle vocali che seguono, prende il nome di metafonia o metafonesi ed è presente ''in tutti i dialetti genuinamente sardi'', come si esprimeva Max Leopold Wagner nella sua ''Fonetica storica del sardo''. È interessante anche rilevare che i Sardi hanno da tempo piena coscienza della particolarità del vocalismo della loro lingua nel rapporto con le altre parlate romanze, ossia di corrispondenze del tipo ital. pélo ~ sd. pílu, ital. néve ~ sd. níbe, ital. bócca ~ sd. Búkka. Succede spesso che, quando si prendono in prestito da altre lingue parole con é od ó chiusa in sillaba accentata, queste vengano adattate modificandone il vocalismo in i od u secondo un meccanismo proporzionale.
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Autor : Pittalis, Salvatore
Año : 1921
Autor : Cossu, Maria G.
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