Sapienza, Goliarda
Goliarda Sapienza certamente assomigliava al suo nome che sposa una ardita temerarietà con una dolce saggezza. Così era Goliarda: guerresca e pacifica, aggressiva e mite. Sapeva battersi generosamente per una idea, ma sapeva anche sorridere di sé e degli altri con distaccata ironia. Sapeva difendere con le unghie e coi denti una idea persa o una persona perseguitata ingiustamente ma sapeva anche ritirarsi dietro una finestra per osservare con attenzione silenziosa le persone che passavano per la strada, rimanendo al di là di uno spesso vetro. Quando l'ho conosciuta, forse più di trent'anni fa, era una ragazza snella, con i capelli lunghi sulle spalle, gli occhi grandi, la bocca pronta al sorriso. Aveva conservato, nonostante abitasse a Roma da molti anni, un leggero accento siciliano. Sempre senza soldi, aveva un rapporto col mondo da zingara girovaga e festosa. Continuava a dividersi fra la disperazione e l'entusiasmo. I suoi libri portano l'impronta di una straziata e tenera sicilianità: il suo linguaggio ricco, fastoso, tende ad un lirismo barocco tutto sensualità e dolore. Dacia Maraini Lettera aperta / Goliarda Sapienza
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