Racine, Jean <1639-1699>
I litiganti (o Gli attaccabrighe) è una commedia in tre atti. È l'unica commedia scritta dall'autore che si è ispirato alle Vespe di Aristofane e ne ha tratto tutta la portata politica. Il titolo originale dell'opera è Les plaideurs, dove "Plaider" significa litigare in tribunale. Atto I: Dandin, giudice mezzo matto, vuole esercitare il suo ufficio ininterrottamente. Suo figlio Leandro, aiutato dal piccolo Jean e dall'intimato, riescono ad impedirgli di uscire. Sopraggiungono il borghese Chicanneau e la Contessa di Pimbesche che vengono a consultare Dandin per cause diverse. Le due parti in causa finiscono per accapigliarsi. Leandro fa capire al pubblico di essere alla ricerca di uno stratagemma al fine di ottenere la mano di Isabella, figlia di Chicanneau. Atto II: Da un'idea di Leandro l'intimato si traveste da usciere e si reca a presentare un biglietto ad Isabella ma Chicanneau si interpone. Leandro, travestito da commissario, riesce a fargli firmare un documento che, per così dire, regola la controversia. Dandin, come il solito, scalpita per lavorare ad un processo. Leandro gli propone di occuparsi del caso di un cane che ha rubato un cappone. Atto III: Dandin presiede il processo del cane. È farsesco e paradossale perché il piccolo Jean e l'intimato, avvocati improvvisati, tengono dei discorsi incoerenti. Per giunta, Leandro riesce a presentare come prova il contratto che ha fatto firmare a Chicanneau. È la promessa di far sposare sua figlia al giovane. Dandin infine emette la sentenza: il contratto è valido ed il matrimonio avrà luogo. Les Plaideurs / Racine
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