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Periodi storici

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Dal prenuragico ai giorni nostri

La Sardegna ha una storia complessa, divisa in vari periodi e contraddistinta da caratteri originali. La presenza umana risale al Paleolitico e si snoda lungo tutte le epoche successive, preistoriche e storiche, trasformando il paesaggio dell'isola. L'archeologia documenta le emergenze culturali dall'età prenuragica a quella bizantina, mentre l'architettura, l'arte e la letteratura accompagnano il percorso storico dall'età giudicale a quella contemporanea.

Tra Cartagine e Roma

Il percorso storico che condusse Roma ad assumere i connotati di una grande potenza fu segnato significativamente dai rapporti con Cartagine. Nel momento in cui Roma comincia ad affacciarsi con maggiori ambizioni politiche, economiche e militari sul Mediterraneo occidentale, la potenza cartaginese è al suo apice.

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I regni giudicali
I giudicati, le quattro entità istituzionali nelle quali la Sardegna risulta divisa dopo la metà dell'XI secolo, erano organismi configurati dal punto di vista giuridico come veri e propri stati.
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Il primo Ottocento
Il 3 marzo 1799 il re di Sardegna Carlo Emanuele IV di Savoia sbarca a Cagliari con una corte di familiari in seguito alla fuga dal Piemonte, invaso da Napoleone Bonaparte.
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Il secondo dopoguerra
In Sardegna le operazioni della seconda guerra mondiale si conclusero di fatto con l'armistizio dell'8 settembre 1943. L'arrivo degli Alleati segnava uno stacco netto rispetto all'anteguerra.
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Limba Sarda Comuna: conclusa la sperimentazione con esiti positivi

Il Servizio Lingua Sarda dell’Assessorato della Pubblica Istruzione ha concluso il monitoraggio sulle attività di sperimentazione della Limba Sarda Comuna, codice standard della lingua sarda individuato dalla Giunta Regionale nel 2006.Secondo le osservazioni dei tecnici in forze al servizio, l’utilizzo, in diverse fasi e con differenti intensità, della lingua ha dato esiti positivi e incoraggianti tenendo conto della situazione difficilissima della lingua in Sardegna. La LSC può essere la base per l’ufficializzazione definitiva della lingua attraverso una legge regionale che la stabilizzi quale insieme di regole di scrittura del sardo ufficiale della Regione Autonoma della Sardegna.L’ufficio segnala che si possa arrivare a questo traguardo attraverso alcune piccole modifiche che la adattino meglio al sardo parlato di alcune località dell’isola, senza però stravolgere l’impianto che è già frutto di numerose mediazioni e di un dibattito che data a oltre 40 anni.E’ stato dimostrato con i fatti che la popolazione, quando è stata informata puntualmente, è sempre stata favorevole all’idea e all’uso di una lingua scritta unica (facendo salva l’oralità e la ricchezza del lessico) e che l’onestà intellettuale e la sperimentazione matura e consapevole hanno dato gambe alla Limba Sarda Comuna, che ora è più forte e dotata dei mezzi necessari per sopravvivere e affermarsi sempre di più.Pertanto, la prima sperimentazione del modello standard morfo-sintattico LSC si può considerare conclusa positivamente. Questo va inteso nel senso che laddove la lingua sarda si è creata nuovi spazi, questi sono stati per lo più ‘occupati’ dalla lingua normata. Il predominio dell’italiano è però sempre evidente. In generale, fuori dagli usi ufficiali regionali, lo standard ha convissuto bene con i dialetti locali.La sperimentazione ha avuto due fasi. La prima dal 2007 al 2010, nella quale la LSC è stata utilizzata solo quale lingua sarda scritta in uscita dell’Amministrazione Regionale. La seconda dal 2011 al 2013, nella quale, attraverso chiari indirizzi politici del Piano Triennale Linguistico 2011-2013, si era provveduto a una sua implementazione in vari ambiti anche con l’introduzione di misure atte a incoraggiarne l’uso esterno e simboliche premialità nei procedimenti a evidenza pubblica.Le resistenze alla lingua sarda, anche quella normata e unitaria, sono spesso di carattere pregiudiziale, ideologico, quasi religioso. Va da sé che laddove si sono inseriti fenomeni di questo tipo non solo non c’è stata accettazione, ma la LSC non è stata neppure presentata correttamente alla popolazione e agli operatori. Ed è stata opposta spesso alla conservazione e uso dei dialetti-varietà locali. In questi casi c’è lavoro da fare.In realtà, le poche volte che si è cercato di sondare il gradimento della popolazione si sono ottenuti risultati confortanti.Però come mero modello tecnico-scientifico la LSC rappresenta, a parere dello scrivente ufficio, con piccoli aggiustamenti che non sconvolgano l’impianto, un punto di riferimento ineludibile per una politica linguistica che voglia essere efficace e non rappresentare sterilmente la conservazione dello status quo dialettale che nega la crescita del sistema verso un prestigio e uno status da lingua normale.Analoghi processi di standardizzazione dovrebbero essere promossi dalle amministrazioni locali per le lingue minori della Sardegna: catalano, turritano, gallurese e ligure.Sulla scrittura dei dialetti locali, anche in sede ufficiale, è raccomandata liberalità e apertura.Monitoraggio sull'utilizzo sperimentale della Limba Sarda Comuna Anni 2007-2013  

Lisez tout Lisez tout Il Servizio Lingua Sarda dell’Assessorato della Pubblica Istruzione ha concluso il monitoraggio sulle attività di sperimentazione della Limba Sarda Comuna, codice standard della lingua sarda individuato dalla Giunta Regionale nel 2006.Secondo le osservazioni dei tecnici in forze al servizio, l’utilizzo, in diverse fasi e con differenti intensità, della lingua ha dato esiti positivi e incoraggianti tenendo conto della situazione difficilissima della lingua in Sardegna. La LSC può essere la base per l’ufficializzazione definitiva della lingua attraverso una legge regionale che la stabilizzi quale insieme di regole di scrittura del sardo ufficiale della Regione Autonoma della Sardegna.L’ufficio segnala che si possa arrivare a questo traguardo attraverso alcune piccole modifiche che la adattino meglio al sardo parlato di alcune località dell’isola, senza però stravolgere l’impianto che è già frutto di numerose mediazioni e di un dibattito che data a oltre 40 anni.E’ stato dimostrato con i fatti che la popolazione, quando è stata informata puntualmente, è sempre stata favorevole all’idea e all’uso di una lingua scritta unica (facendo salva l’oralità e la ricchezza del lessico) e che l’onestà intellettuale e la sperimentazione matura e consapevole hanno dato gambe alla Limba Sarda Comuna, che ora è più forte e dotata dei mezzi necessari per sopravvivere e affermarsi sempre di più.Pertanto, la prima sperimentazione del modello standard morfo-sintattico LSC si può considerare conclusa positivamente. Questo va inteso nel senso che laddove la lingua sarda si è creata nuovi spazi, questi sono stati per lo più ‘occupati’ dalla lingua normata. Il predominio dell’italiano è però sempre evidente. In generale, fuori dagli usi ufficiali regionali, lo standard ha convissuto bene con i dialetti locali.La sperimentazione ha avuto due fasi. La prima dal 2007 al 2010, nella quale la LSC è stata utilizzata solo quale lingua sarda scritta in uscita dell’Amministrazione Regionale. La seconda dal 2011 al 2013, nella quale, attraverso chiari indirizzi politici del Piano Triennale Linguistico 2011-2013, si era provveduto a una sua implementazione in vari ambiti anche con l’introduzione di misure atte a incoraggiarne l’uso esterno e simboliche premialità nei procedimenti a evidenza pubblica.Le resistenze alla lingua sarda, anche quella normata e unitaria, sono spesso di carattere pregiudiziale, ideologico, quasi religioso. Va da sé che laddove si sono inseriti fenomeni di questo tipo non solo non c’è stata accettazione, ma la LSC non è stata neppure presentata correttamente alla popolazione e agli operatori. Ed è stata opposta spesso alla conservazione e uso dei dialetti-varietà locali. In questi casi c’è lavoro da fare.In realtà, le poche volte che si è cercato di sondare il gradimento della popolazione si sono ottenuti risultati confortanti.Però come mero modello tecnico-scientifico la LSC rappresenta, a parere dello scrivente ufficio, con piccoli aggiustamenti che non sconvolgano l’impianto, un punto di riferimento ineludibile per una politica linguistica che voglia essere efficace e non rappresentare sterilmente la conservazione dello status quo dialettale che nega la crescita del sistema verso un prestigio e uno status da lingua normale.Analoghi processi di standardizzazione dovrebbero essere promossi dalle amministrazioni locali per le lingue minori della Sardegna: catalano, turritano, gallurese e ligure.Sulla scrittura dei dialetti locali, anche in sede ufficiale, è raccomandata liberalità e apertura.Monitoraggio sull'utilizzo sperimentale della Limba Sarda Comuna Anni 2007-2013  

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