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La cultura sarda al bivio

La cultura sarda al bivio

La cultura sarda al bivio

La creazione del Regno d'Italia spinse la Sardegna ancora di più verso il baricentro culturale della penisola italiana. La partecipazione all'unificazione e alla creazione di questa nuova nazione creò nell'isola una situazione di estremo dinamismo, ma mise anche in luce le sue debolezze strutturali dal punto di vista socio-economico.

La privatizzazione delle terre (meglio conosciuta come "legge delle chiudende) si trasformò in un immenso affare di discriminazione sociale che impoverì maggiormente la popolazione. L'elevata tassazione, la politica protezionistica a favore del Nord Italia industriale, la colonizzazione mineraria, i trasporti interni ed esterni inesistenti, la povertà delle campagne rendevano la situazione sempre difficile.

Di contro, l'appartenenza a uno Stato unitario dava dei vantaggi. In particolare, la scuola elementare divenne una realtà diffusa e la letteratura cominciò, lentamente ma inesorabilmente, a divenire patrimonio comune. L'analfabetismo diminuì e l'italiano diventò una lingua la cui conoscenza, più o meno precaria, si diffuse anche negli strati popolari.

Di conseguenza, nell'isola la modernità viene veicolata in questa lingua, mentre quella sarda tende a retrocedere, anche se ancora largamente maggioritaria nella popolazione. Molti scrittori di valore adottarono la lingua ufficiale dell'"Italia delle nazioni".

Aggiornamento

11/5/2023 - 16:43

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